Commissione congiunta AIFIRM-ASSIOM FOREX sul tema del Fundamental Review of the Trading Book – risposta alla consultazione EBA su FRTP reporting

    Referenti Commissione Congiunta AIFIRM-ASSIOM FOREX: Carlo Frazzei (Banca Sella, AIFIRM) – Giacomo Elena e Stefano Masante (Banca Akros e Intesa Sanpaolo, ASSIOM FOREX) – Gabriele Bonini (Deloitte Consulting)e
    Capitani: Gaetano Stellacci (Banca Sella, AIFIRM) – Jorge Miguel Vegas (Intesa Sanpaolo, AIFIRM)
    Supervisore: Corrado Meglio (Vice Presidente AIFIRM)
    Coordinatori: Andrea Rodonò, Michael Zottarel e Chiara Annacchiarico (Deloitte)

    La presente iniziativa, prevista nell’ambito del Gruppo di Lavoro FRTB, ha come obiettivo la condivisione in ambito associativo di una risposta alla Consultazione EBA relativa alla bozza di ITS che modifica il Regolamento 2021/453 in considerazione dell’impatto rilevante sul livello di dettaglio e pertanto sull’onerosità del reporting che la formulazione proposta dell’ITS potrebbe avere sugli intermediari; per completezza, si rappresenta che, in considerazione del panorama nazionale, nell’ambito dei lavoro sono stati affrontanti in modo particolare i temi afferenti lo Standard Approach.

    Sulla base degli incontri effettuati, il Gruppo di Lavoro ha prodotto un Position Paper e una risposta a livello associativo tramite caricamento sul FORM EBA dedicato entro la chiusura della consultazione (21 giugno 2023).

    Per maggiori informazioni in merito alla Commissione Congiunta AIFIRM-ASSIOM FOREX, si fa rimando alla seguente pagina.

    Climate Stress Test: un primo passo verso una gestione integrata dei rischi climatici e ambientali

    Coordinatori: Elisabetta Gualandri (Università di Modena e Reggio Emilia), Nicola Morandin (Unicredit),
    PMO: Prometeia (Maurizio Pierigè), supervisione a cura di Corrado Meglio (Vice Presidente AIFIRM)
    La BCE ha comunicato a novembre 2020 le proprie aspettative in merito alla gestione e alla disclosure dei rischi climatici e ambientali nella “Guide on climate-related and environmental risks”, riportando in particolare una specifica expectation (n. 11) in merito al fatto che le banche con materiali rischi climatici e ambientali valutino l’appropriatezza dei processi e delle metodologie di stress testing e procedano ad incorporare questi rischi nelle loro analisi di scenario (base e/o stressate). BCE si aspetta inoltre che gli enti considerino tali rischi nell’ambito della formulazione e attuazione della propria strategia aziendale e
    dei propri di processi di governance e gestione del rischio.
    Nel corso del 2021 la BCE ha inoltre dato seguito al proprio piano di adeguamento della vigilanza
    prudenziale attraverso tre iniziative:

    • un self-assessment richiesto a 112 significant banks in risposta alle (13) supervisory expectations contenute nella guida (cfr. nota 1);
    • l’avvio del primo stress test climatico, con requisiti differenziati in base all’applicazione del principio di proporzionalità;
    • la comunicazione di una temathic review (da avviare nel 2022), relativa alle practices di risk management sui rischi climatici e ambientali e alla loro integrazione nella definizione delle strategie;

    apprestandosi così ad una progressiva integrazione dei rischi climatici e regolamentari nel processo SREP e, a tendere, nella definizione dei requisiti di pillar 2.
    A fronte di questa evoluzione del contesto le banche si trovano oggi a fronteggiare due diverse sfide; nell’immediato evolvere i rispettivi framework di stress test per gestire le complessità metodologiche, operative ed organizzative imposte dalle peculiarità di un (nuovo) framework regolamentare di “Climate stress test 2022”. In seconda battuta, a valle di quest’ultimo, capitalizzare le esperienze e gli investimenti in corso (in dati, metodologie e strumenti) indirizzando coerentemente i processi di governo e di controllo impattati (con particolare riferimento all’analisi delle potenziali ricadute sui processi gestionali di governo strategico dei rischi) e strutturando adeguati processi di comunicazione agli organi direzionali.
    La commissione sarà finalizzata alla stesura di un position paper con l’obiettivo di inquadrare il nuovo esercizio di stress test climatico, con l’intento di metterne in luce i principali elementi metodologici, le criticità operative, i fattori critici di successo nelle fasi di disegno e implementazione, i potenziali ambiti di evoluzione ai fini della definizione di un framework di stress test gestionale e di delineare le potenziali ricadute / contributi di questa prima esperienza ai principali processi gestionali (framework dati comune, metodologie di misurazione degli impatti degli eventi climatici e ambientali, strumentazione di supporto, reporting e disclosure, etc…).
    Nota 1: la BCE ha recentemente pubblicato l’esito della supervisory review condotta sui self-assessment a fronte dei quali solo il 23 % delle Banche risulta avere effettuato prove di stress test integrando i rischi climatici e ambientali all’interno del framework metodologico, anche alcune banche hanno anticipato alcuni progressi nell’integrazione dei rischi climatici all’interno dei rispetti framework di stress test.

    Big data & Advanced Analytics per il risk management

    Coordinatori: Paolo Giudici (Università di Pavia), Giulio Mignola (Intesa SanPaolo), PMO: Prometeia, supervisione a cura di Corrado Meglio (Vice Presidente AIFIRM)
    Il crescente utilizzo di Big Data e Advanced Analytics (BD&AA), compreso il Machine Learning, in tutto il settore finanziario evolverà rapidamente nei prossimi anni. Un recente rapporto EBA identifica le tendenze recenti e suggerisce misure di salvaguardia chiave nel tentativo di sostenere costantemente la neutralità tecnologica attraverso gli approcci normativi e di vigilanza, identificando quattro pilastri chiave – gestione dei dati, infrastruttura tecnologica, organizzazione e governance e metodologia di analisi – necessari per supportare il lancio di Advanced Analytics, insieme a una serie di “elementi di fiducia”.
    La necessità della competenza necessaria sta diventando sempre più importante, sollevando una sfida importante per istituzioni, autorità di vigilanza e autorità di regolamentazione. La formazione e lo sviluppo, nonché un più stretto coinvolgimento tra le parti interessate, potrebbero essere un punto di partenza appropriato per affrontare questa sfida.
    Un approccio “basato sui dati” sta emergendo in tutto il settore finanziario, influenzando le strategie aziendali, i business model Fintech -Like, i rischi e le operazioni delle istituzioni con i rispettivi cambiamenti nella mentalità e nella cultura ancora in corso.
    In questo contesto, il CRO ha un ruolo fondamentale come centro di eccellenza analitico per l’evoluzione, in collaborazione con le diverse funzioni di riferimento ed in particolare con il CIO per le componenti tecnologiche, con approcci sempre più di tipo ‘ibrido’ per la modalità agile di passaggio applicativo delle metodologie sviluppate.
    Tutte le funzioni nelle istituzioni finanziarie trarranno vantaggio dalle applicazioni BD&AA in quanto miglioreranno i servizi esistenti in una prospettiva di efficienza, produttività e riduzione dei costi o creazione di nuove opportunità di business. Si ritiene che la situazione attuale possa evolversi rapidamente nei prossimi anni.
    Obiettivi della commissione
    L’obiettivo della commissione è quello di effettuare una ricognizione delle best practice di mercato e delineare le metodiche più efficienti per applicare fonti alternative di dati alle applicazioni di risk management sia sui rischi di primo e secondo pilastro che al sistema dei controlli che alle applicazioni di tipo manageriale (e.g. nuovi modelli di servizio di Fast Lending e Customer Centricity) con particolare riferimento a:
    · Overview di possibili use case di BD&AA in ambito risk management
    · Struttura dei dati utilizzabili
    · Architetture IT di sviluppo di riferimento
    · Pipeline analitiche
    Impatti operativi e normativi (quali ad esempio: Etichs e Consumer Protection)
    Il lavoro fornirà, infine, un contributo al dialogo dell’Associazione AIFIRM con le istituzioni di vigilanza sui temi critici per l’applicazione e aree di approfondimento anche sfruttando eventuali sandbox normative dedicate.

    Evoluzione del framework Cyber Resilience: verso una visione “customer – center”

    Coordinatori Paolo Trucco (Politenico di Milano), Veruska Orio (IntesaSanpaolo), PMO Nicasio Muscia (Accenture), supervisione Corrado Meglio (Vice Presidente AIFIRM)
    In un ecosistema sempre più digitale, interconnesso ed in continua evoluzione, il rischio Cyber ha assunto dimensioni significative, fino ad essere considerato non più soltanto un fenomeno di natura tecnologica, ma anche legato a fattori comportamentali e alla cultura dei rischi aziendali.
    La pandemia COVID-19 ha imposto un rapido cambiamento degli scenari e delle modalità di gestione dei rischi Cyber, introducendo numerose sfide per le aziende, tra le quali:

    • nuove tipologie di minacce legate ai vettori di social engineering (14.795 nuovi domini registrati di cui il 50% indentificato come malevolo) e all’utilizzo del remote-working come nuova prassi lavorativa;
    • necessità di garantire la continuità e la resilienza dei processi aziendali (non solo quelli critici);
    • necessità di rivedere le soluzioni di emergenza e di disaster recovery, nonché di definire modalità di attivazione / riattivazione più snelle.

    In questo contesto si evidenzia un trend crescente nel numero di attacchi, perpetrati principalmente sfruttando le classiche tecniche di spam con impatti sia in termini economici sia reputazionali.
     
    L’incremento del numero degli attacchi, in aggiunta a una crescente digitalizzazione dei servizi per effetto della pandemia, ha ulteriormente messo in evidenza l’importanza di gestire il fenomeno Cyber anche in ottica di resilienza operativa.
     
    Le recenti evoluzioni del quadro normativo (es. DORA Framework) sono orientate verso dei modelli di gestione del Cyber Risk & Resilience, basati su standard condivisi a livello europeo in relazione a:

    • Testing della resilienza dei sistemi;
    • Classificazione degli eventi di perdita;
    • Gestione del rischio derivante dalle terze parti;
    • Condivisione delle informazioni tra i player.

     
    In un contesto così dinamico, sono possibili evoluzioni del framework di Cyber Resilience verso una visione customer-centric, che pone il cliente e i disservizi subiti al centro della strategia di mitigazione e risposta alle minacce Cyber. L’approccio proposto si propone di soddisfare le seguenti finalità:

    • favorire l’interazione tra le strutture specialistiche di security, gli utenti business e le funzioni di risk management chiamate a collaborare per una gestione efficace delle minacce;
    • adottare strategie di mitigazione e risposta al tempo stesso selettive e profilate rispetto ai clienti oggetto degli attacchi;
    • rafforzare i meccanismi di protezione dei dati della clientela in linea con le aspettative regolamentari.

     
    Obiettivo del position paper è proporre un approccio strutturato (descritto nella forma di un framework) che, sfruttando la mappatura della clientela normalmente predisposta per finalità legate alla customer experience, supporti le aziende nella definizione di azioni di prevenzione, rilevamento e mitigazione personalizzate a seconda del segmento di riferimento e delle tecnologie ad esso associate, permettendo così un intervento mirato che massimizzi la riduzione complessiva del rischio Cyber.

    Economia sostenibile: rischi e opportunità per il sistema bancario italiano

    Coordinatori: Marina Brogi (Università degli Studi di Roma La Sapienza) e Maurizio Vallino (Banca Carige)
    PMO: Oliver Wyman
    La transizione verso un’economia sostenibile, ossia verso modelli di business che sappiano conciliare i tipici obiettivi della gestione economico-patrimoniale con gli aspetti e le implicazioni di natura ambientale, sociale e di governance (Environmental, Social, Governance – ESG) sta raccogliendo una crescente attenzione da parte di tutti i principali stakeholder che siano essi rappresentanti del mondo politico, scientifico e sociale, autorità di regolamentazione e supervisione, investitori di mercato, lavoratori e consumatori.
    Le imprese (industriali e finanziarie) che meglio sapranno rispondere a questa tendenza di mercato saranno quelle che affronteranno le tematiche ESG non in ottica di pura risposta alla pressione pubblica e regolamentazione, ma quelle che ne faranno un vantaggio competitivo duraturo e di crescita di lungo termine, assumendo una posizione di leadership attiva nella sostenibilità.
    Per il settore bancario, in particolare, le implicazioni saranno notevoli, dato il ruolo fondamentale che le banche ricoprono nel finanziamento all’economia e alle imprese. Riuscire, infatti, ad individuare in modo puntuale i settori, le imprese e le iniziative di business maggiormente esposti a queste tendenze risulterà un fattore fondamentale per riuscire, da un lato, a comprendere, identificare, misurare e mitigare in modo efficace i nuovi rischi ad esse associate, dall’altro, a cogliere tempestivamente le nuove opportunità collegate al supporto e al finanziamento della riconversione verso un’economia maggiormente sostenibile.
    Nell’attuale contesto, inoltre, una grande opportunità in tal senso è rappresentata dalla possibilità di veicolare verso iniziative di economia sostenibile una quota consistente dei fondi pubblici messi a disposizione dai governi dell’Area Euro per il rilancio dell’economia a seguito dell’emergenza pandemica. In dettaglio il quadro finanziario pluriennale 2021-2027 dell’Unione Europea prevede una dotazione di 1.074,3 miliardi mentre il Next Generation EU ne prevede 750 miliardi; buona parte di tali fondi saranno vincolati a progetti ESG.
    Per rispondere in modo adeguato alle sfide e opportunità poste dal nuovo contesto ed essere preparati ad intercettare in qualità di intermediari tale importante massa di finanziamenti, dovranno essere ripensati diversi aspetti del modo tradizionale di fare banca con molteplici implicazioni a livello di priorità strategiche, governance, organizzazione interna, dati e strumenti a supporto.
    In questa direzione la Banca Centrale Europea ha pubblicato lo scorso Novembre la Guida sui rischi climatici e ambientali nella quale ha esplicitato tredici aspettative di vigilanza attinenti alle seguenti aree tematiche;

    • i modelli imprenditoriali e alla strategia aziendale;
    • la governance e alla propensione al rischio;
    • la gestione dei rischi;
    • la disclosure.

    In tale ambito, la funzione di risk management sarà chiamata a svolgere un ruolo chiave non solo nella misurazione e mitigazione dei rischi ESG, ma anche come funzione di supporto nell’individuazione delle nuove aree di opportunità e nella promozione di strategie, politiche e comportamenti a sostegno dell’economia sostenibile, attraverso l’incorporazione di tali elementi nelle logiche di definizione del risk appetite della banca e, a cascata, nei processi decisionali core della stessa.
    L’obiettivo della Commissione è di analizzare le priorità strategiche per le banche nell’affrontare i rischi e le opportunità collegati alla transizione verso un’economia sostenibile, di individuare le iniziative a maggior valore aggiunto per il mercato e i rispettivi fattori abilitanti per la loro concreta realizzazione.
    Il Position Paper affronterà e svilupperà le seguenti tematiche:

    • Contesto di mercato, analisi dei vincoli di destinazione dei fondi europei e tendenze osservabili nel settore bancario a livello internazionale.
    • Stato dell’arte delle banche italiane relativamente all’integrazione degli aspetti ESG nei processi decisionali core quali la gestione del rischio e posizionamento delle stesse rispetto alle aspettative esplicitate da BCE nella Guida sui rischi climatici e ambientali
    • Politiche e strategie creditizie e la definizione della proposizione commerciale.
    • Priorità strategiche per le banche: come posizionarsi quali attori chiave nel finanziare la transizione verso un’economia sostenibile.
    • Potenziali iniziative concretamente attivabili per affrontare efficacemente le sfide e le opportunità connesse ai temi ESG.
    • I fattori chiave di successo: la governance, le implicazioni a livello organizzativo e di talent management, l’incorporazione delle strategie ESG nei processi decisionali core della banca, lo sviluppo di capabilities innovative in termini di dati e analytics.
    • Il ruolo del risk management come funzione di misurazione e mitigazione dei rischi ESG e di supporto all’individuazione di nuove opportunità di business.

     

    Artificial Intelligence e Credit Risk Models”, come tecniche e dati alternativi possono essere inclusi nei modelli di rating a fini manageriali e regolamentari

    Coordinatori: Rossella Locatelli (Università degli Studi dell’Insubria) e Fabio Salis (Creval)
    PMO: Giovanni Pepe (KPMG)
    Contesto
    Nell’ultimo decennio un accesso più agevole alla capacità computazionale e la disponibilità di nuove informazioni attinenti ad individui ed imprese, anche legati all’utilizzo diffuso di Internet, hanno creato le condizioni per lo sviluppo e l’applicazione di tecniche di intelligenza artificiale nell’attività di impresa.
    In ambito bancario, un aspetto di grande rilevanza consiste nell’applicazione di queste tecniche al settore di Credit Risk Models, per più motivi.
    Innanzitutto, le banche da molti anni utilizzano modelli per la valutazione del rischio di credito. Si tratta di modelli sviluppati con approcci “tradizionali” e basati sulla raccolta e l’utilizzo di dati di tipo strutturato.
    Grazie a questi modelli il Credit Risk Management ha conquistato un ruolo cruciale nella gestione aziendale e nell’interlocuzione con le Autorità di regolamentazione. Le evoluzioni del contesto richiedono ora ai Credit Risk Manager di affrontare una nuova sfida, legata all’utilizzo di informazioni “nuove”, anche non strutturate, e di tecniche di Artificial Intelligence.
    Per vincere questa nuova sfida i risk manager dovranno essere in grado sfruttare le potenzialità offerte da tecniche e dati nuovi senza tralasciare il tema della interpretabilità e prestando la dovuta attenzione agli aspetti etici, che l’impiego dell’Intelligenza Artificiale sempre pone.
    L’importanza della tematica è enfatizzata dal fatto che dal 2019 è in vigore la direttiva europea sui servizi di pagamento, c.d. PSD2, che nel tempo consentirà alle banche l’accesso a nuove informazioni, che dovranno essere sfruttate nel modo più accurato possibile.
    Inoltre, la forte discontinuità creata dalla crisi economica da COVID-19 ha dimostrato come l’impiego di dati alternativi, ad esempio quelli transazionali, possa supportare la capacità predittiva dei modelli in presenza di un regime change, che i modelli tradizionali fanno fatica a scorgere.
    I principali operatori hanno già intrapreso passi significativi in questa direzione, creando quindi le condizioni per una riflessione su come i dati alternativi, e.g. dati transazionali, possano essere inclusi nei modelli di rischio di credito e quali tecniche di modelling alternative possano essere utilizzate per coglierne il valore aggiunto.
    Nell’ambito di tale riflessione potrà anche essere valutato quali specifici elementi di attenzione siano necessari per utilizzare i nuovi approcci in ambito regolamentare.
     
    Obiettivi della Commissione
    La Commissione si pone innanzitutto l’obiettivo di pervenire a una rappresentazione delle aree  di utilizzo di tecniche e dati alternativi nell’ambito dei modelli di Credit Risk Management.
    Ciò fatto, la Commissione ha l’ambizione di identificare ed analizzare diversi approcci metodologici per l’utilizzo di tecniche e/o dati alternativi a fini manageriali e regolamentari.
    Il presupposto per l’avvio della Commissione è che la combinazione di tecniche di modellistica tradizionali e tecniche di Artificial Intelligence e l’utilizzo di dati alternativi, può aumentare la capacità predittiva dei modelli di rating, permettendo una maggiore discriminazione del rischio.
    I modelli di rating manageriali e regolamentari prevedono attualmente l’utilizzo di dati tradizionali (i.e. andamentali, finanziari, anagrafici etc.) nei modelli di rating e di tecniche di modellizzazione tradizionali (i.e. regressioni lineari, regressioni logistiche, alberi decisionali etc).
    Nel combinare tecniche e dati tradizionali con tecniche e dati alternativi, si possono indagare diverse soluzioni:
    –        È possibile incrementare il set informativo di partenza, aggiungendo ai dati tradizionali quelli alternativi e modellandoli con tecniche alternative.
    –        È possibile sfruttare al massimo il potere informativo dei dati alternativi (ad es. transazionali, reputazionali), modellandoli con una combinazione di tecniche tradizionali e alternative, anche con approcci a due stadi.
     
    Nel primo caso, il solo utilizzo di tecniche di Artificial Intelligence permette di sfruttare maggiormente il potere informativo dei dati a disposizione, incrementando le performance dei modelli e quindi la capacità di discriminare il rischio, elemento di grande importanza in generale ed in particolare in un contesto di notevole incertezza, quale quello successivo alla crisi da COVID-19.
    L’utilizzo di un approccio c.d. “two-step”, ovvero l’aggiunta di una componente modulare sviluppata con tecniche alternative a valle di un modello sviluppato con tecniche e dati tradizionali, permette di bilanciare problemi di performance e interpretabilità.
    Tale circostanza assume rilievo in relazione al fatto che l’applicazione di tecniche alternative conduce ad una maggiore accuratezza dei modelli di rating, ma provoca una loro maggiore complessità e quindi difficoltà nella loro interpretazione, che non sussistono invece nel caso dei modelli tradizionali.
    Il tema della interpretabilità dei modelli assume poi specifica rilevanza nel contesto dell’applicazione dei modelli di rating ai fini regolamentari.
    A titolo esemplificativo e non esaustivo il Position Paper approfondirà i seguenti aspetti metodologici:
    –         Come includere i dati alternativi nei modelli di rischio di credito
    –         Come selezionare il migliore algoritmo di Machine Learning
    –         Come utilizzare le tecniche di Artificial Intelligence e prevenirne le problematiche etiche e di tutela della privacy
    –         Two-stage approach per l’inclusione della componente di Machine Learning nei modelli per il rischio di credito
    –         Come interpretare i risultati dei modelli di Artificial Intelligence
    –         Come utilizzare i “nuovi” modelli per il rischio di credito ai fini regolamentari
     
    Avvio dei lavori
    Gli interessati sono pregati di iscriversi con una mail a amministrazione@aifirm.it. Si ricorda che la partecipazione ai lavori è riservata ai soli soci AIFIRM.
     
    Tempistica
    La finalizzazione del Position Paper è prevista per fine settembre 2021

    L’integrazione dei fattori ESG nella valutazione del rischio di credito

    Coordinatori. Paolo di Biasi (Intesa Sanpaolo), Andrea Resti (Università Bocconi), PMO: CRIF
    Contesto
    Negli ultimi anni è aumentata l’attenzione delle organizzazioni internazionali verso la finanza sostenibile, intesa come strumento per creare valore nel lungo periodo.
    Dal punto di vista regolamentare, la Commissione Europea ha alimentato l’interesse per il tema e delineato una roadmap ambiziosa in termini di obiettivi per i prossimi anni, attraverso l’emanazione di un piano d’azione sulla finanza sostenibile finalizzato a:

    • stabilire un sistema di classificazione UE per le attività sostenibili;
    • creare standard e etichette per la finanza verde;
    • favorire gli investimenti in progetti sostenibili;
    • incorporare la sostenibilità nella consulenza finanziaria;
    • sviluppare parametri e misure oggettive di “sostenibilità”;
    • integrare meglio la sostenibilità nelle valutazioni finanziarie;
    • promuovere best practices tra gli investitori istituzionali e i gestori di patrimoni;
    • incorporare la sostenibilità nei requisiti prudenziali;
    • rafforzare l’informativa di bilancio e al mercato sulla sostenibilità;
    • favorire una corporate governance “sostenibile” e attenuare l’enfasi dei mercati dei capitali sui soli risultati a breve termine.
    • Nell’ambito di questo piano d’azione:
    • l’EBA, attraverso il proprio “Action plan on sustainable finance” ha definito una roadmap che entro il 20205 prevede la regolamentazione dell’integrazione dei fattori ESG all’interno del business model e del risk management delle banche, la definizione di requisiti di vigilanza prudenziale nonché criteri di disclosure;
    • sempre l’EBA,  nelle proprie “Linee guida in materia di origination e monitoring dei crediti” ha inserito, nell’ambito degli standard volti a migliorare concessione e monitoraggio dei crediti, anche i rischi ambientali, sociali e di governance, invitando le banche a definire processi e modalità di gestione dei green lending (“Institutions should incorporate ESG factors and associated risks in their credit risk appetite and risk management policies, credit risk policies and procedures, adopting a holistic approach”);
    • la Commissione Europea ha emanato una “tassonomia” (“EU taxonomy”) finalizzata a creare una classificazione delle attività economiche sostenibili, ovvero che contribuiscono positivamente all’ambiente, su aspetti sociali e di governance;
    • la BCE ha diffuso una propria “Guida sui rischi climatici e ambientali” che espone le aspettative di vigilanza in materia di gestione di tali rischi e di informativa.

    Infine, recentemente, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha dichiarato l’importanza di utilizzare il Green Deal europeo come «navigatore» nella ripresa post Covid-19. La «Green Recovery» appare dunque destinata a essere valorizzata come opportunità per uscire dalla crisi pandemica ricostruendo il sistema economico per renderlo resiliente e sostenibile.
    Tale contesto acuisce l’esigenza, per gli intermediari finanziari, di incrementare i propri sforzi in materia di prodotti e iniziative di finanza sostenibile, considerando i fattori ESG (Environmental, Social, Governance) come nuovo elemento di valutazione del rischio di credito.
     
    Obiettivo della commissione
    L’obiettivo della commissione è mettere in luce i profili, le informazioni e le azioni che gli intermediari finanziari dovrebbero considerare nella definizione e nella valutazione dei prodotti finanziari “sostenibili”, nonché delle imprese che intraprendono scelte legate all’ambiente, agli aspetti sociali e alla governance.
    Un primo obiettivo potrebbe essere l’esame del quadro regolamentare, ancora fluido ed oggetto di possibili differenti interpretazioni. Il Position Paper potrebbe inoltre affrontare i seguenti temi:

    • l’evoluzione del framework di risk governance alla luce dei fattori ESG;
    • l’evoluzione dei modelli interni di analisi del rischio di credito (attraverso l’integrazione di uno “score ESG” e la verifica dell’incidenza di quest’ultimo sul rischio di default e/o di recupero);
    • l’integrazione dei fattori ESG nelle policy di erogazione e monitoraggio (anche alla luce delle indicazioni fornite da EBA e BCE).

     
    Avvio dei lavori
    La riunione di avvio dei lavori (“kick-off”) avrà luogo martedì 27 ottobre 2020, in videoconferenza. Gli interessati sono pregati di iscriversi con una mail a amministrazione@aifirm.it. Si ricorda che la partecipazione ai lavori è riservata ai soli soci AIFIRM.

    Model Risk Management post Covid 19

    Coordinamento Rosa Cocozza (Università di Napoli), Stefano Romano (Prometeia), Corrado Meglio (BCP)
    Contenuti  
    I modelli hanno assunto un ruolo pervasivo nell’operatività bancaria configurandosi come driver essenziali nel decision making sia in ambito regolamentare che gestionale, e questa considerazione, seppur con caratterizzazioni diverse, risulta valida sia per banche “significant” che “less significant”.
    Valutando questa tematica con una prospettiva estesa, si evidenzia che il numero e la complessità dei modelli abbiano raggiunto un livello di ampiezza tale da richiederne una gestione dedicata e strumenti specifici per evitare che la base decisionale si poggi su algoritmi, dati o elaborazioni non adeguati.
    Oltre alla complessità intrinseca dei modelli, si aggiunge una crescente interconnessione tra gli stessi per cui le criticità di un modello possono riverberarsi sui modelli collegati con effetti poco prevedibili.
    Sotto l’accezione di Model Risk Management vengono inclusi tutti gli strumenti operativi e concettuali per gestire l’intero ciclo di vita dei modelli con l’obiettivo di mappare puntualmente modelli, connessioni, fasi operative, owner e strumenti atti a garantire livelli di performance sempre più elevati.
    L’emergenza Covid ha amplificato l’esigenza di ridurre la distanza tra l’identificazione delle criticità sui modelli (ad esempio un radicale cambio del contesto), la presa in carico delle azioni correttive, il relativo monitoraggio e il rilascio degli interventi. Una catena di trasmissione non adeguata comporta inevitabilmente tempi di risposta più lunghi con modelli che non sono in grado di rappresentare adeguatamente il nuovo contesto.
    L’obiettivo della commissione è quello di mappare le prassi attuali nella gestione del ciclo di vita dei modelli, le eventuali differenziazioni in base al tipo modello, il livello di maturazione degli strumenti a supporto e il livello di accuratezza della regolamentazione interna.
    Il position paper evidenzierà l’omogeneità o meno di queste prassi, le relative peculiarità in base a driver dimensionali e di tipologia di modelli e suggerirà un framework di riferimento per la gestione del Model Risk Management nel rispetto dei principi di proporzionalità.

    La Governance Bancaria durante la crisi Covid-19

    Coordinatori AIFIRM: Marina Brogi (Università La Sapienza); Fabio Verachi, Fiorella Salvucci, Annalisa Richetto (Intesa Sanpaolo); Edoardo Faletti (BancoBPM)
    PMO: Oliver Wyman
    Lo scenario Covid 19 sta producendo e produrrà rilevanti impatti sul sistema bancario e a fronte di questi in vari paesi le autorità di vigilanza (inclusa la BCE) hanno previsto importanti misure di proroga sia sui ratios patrimoniali sia sul trattamento contabile delle moratorie (e delle altre misure previste) sui bilanci. Sebbene il framework di vigilanza preveda il ricorso periodico agli stress test, le attuali previsioni relative all’andamento del PIL del 2020 sono peggiori rispetto al worse case scenario dei passati stress test.
     
    In dettaglio la BCE ha concesso alla Banche:

    • l’utilizzo, lo scorso 12 marzo, del Capital Conservation Buffer (CCB) e della Pillar 2 Guidance per sostenere l’economia reale oltre che alla possibilità di operare al di sotto dell’indicatore di Liquidity Coverage Ratio (LCR);
    •  la flessibilità, lo scorso 20 marzo, per permettere alle banche di godere di un pieno beneficio dalle garanzie e moratorie poste in essere dalle pubbliche autorità

    Le banche potrebbero, pertanto, operare al di sotto dei ratios previsti dalle decisioni SREP e al di sotto del livello usuale fissato per molti indicatori RAF e Recovery Plan con tuttavia l’obiettivo – a medio termine – di tornare a rispettarli nuovamente pur in presenza di una prevedibile contrazione della redditività nei prossimi anni.
    L’obiettivo della Commissione è quello di individuare una coerenza nella stesura dei prossimi RAF, Recovery Plan, Piani pluriennali e modelli di perdita attesa mantenendo la sostenibilità del modello di business in una fase di rilevante crisi economica.
    Il Position Paper sarà affronterà i seguenti temi:

    • analisi dell’ambiente competitivo COVID 19 (flessibilità BCE, Bankit, SRB; moratorie e garanzie del Governo)
    • prima stima degli impatti sul sistema bancario dovute alla pandemia e delle diverse soluzioni adottate con riguardo al calcolo del ECL ai sensi del IFRS9 desumibili dai comunicati stampa delle banche quotate (italiane ed estere)
    • costruzione di un set di indicatori andamentali di crisi (indicatori RAF e di Recovery)
    • analisi la sostenibilità del business nel medio termine e strategia per riportare a regime i ratios patrimoniali

    l’eventuale necessità di modifiche nel framework regolamentare per tenere conto in maniera strutturata e coerente del rischio pandemico

    Implementing Calendar Provisioning: Rules and Impacts

    Coordinatori: Leonardo Bellucci (Banca MPS) e Andrea Resti (Università Bocconi)
    Coordinamento e supporto organizzativo: CRIF
     
    Premessa  
    L’accumulo di attività deteriorate nei bilanci delle banche a seguito della crisi finanziaria e delle conseguenti ricadute sull’economia reale ha reso necessaria l’assunzione, sia in ambito normativo che di vigilanza, di un ampio spettro di interventi finalizzati ad alleggerire l’entità ed il peso relativo degli stock di NPL, con l’obiettivo primario di rendere strutturalmente più resiliente il sistema finanziario.
    Nell’ambito delle azioni poste in essere, una delle principali è il c.d. “calendar provisioning” (o “backstop”) che sollecita l’adozione di approcci comuni finalizzati al raggiungimento tempestivo di livelli minimi di accantonamento. Simili misure prudenziali dovrebbero contribuire al rafforzamento dei bilanci bancari permettendo agli intermediari di tornare a concentrarsi sulle attività “core” ed in particolare sul finanziamento dell’economia.
    La normativa e le aspettative di vigilanza in tema di calendar provisioning si basano principalmente su:

    • regolamento UE n. 630/19 approvato dal Parlamento Europeo nel mese di aprile 2019
    • addendum to the ECB Guidance on NPLs pubblicato nel marzo 2018
    • communication on Supervisory coverage expectations for NPEs del 22 agosto 2019

    A ciò si aggiungono le comunicazioni ricevute dalle principali banche italiane nell’ambito del Supervisory Dialogue SREP 2018 contenenti istruzioni finalizzate all’applicazione del “calendar provisioning” sugli stock NPL generati prima della pubblicazione dell’Addendum to the ECB Guidance on NPLs.
    L’effetto delle regole in materia di “calendar provisioning” è amplificato dall’interazione con altre normative che incidono direttamente e/o indirettamente sui crediti deteriorati o sulle variabili che ne determinano l’emersione (ad esempio: “nuova definizione di default”).
    I vincoli di copertura minima degli NPL comportano esigenze di chiarimenti sull’interpretazione dei nuovi requisiti, di adeguamento e estensione dei processi di misurazione dei rischi, di valutazione delle potenziali ricadute strategiche.
    Le nuove regole non modificano soltanto l’approccio alla gestione (ordinaria e straordinaria) degli NPL, ma anche, più a monte, la formulazione dei criteri delle policy creditizie. Esse richiedono inoltre approfondimenti di natura metodologica e operativa, finalizzati a garantire un’applicazione efficace e pienamente “compliant”, senza però introdurre inutili elementi di penalizzazione e double counting.
     
    Programma di lavoro 
    Risulta pertanto opportuno costituire un tavolo di confronto che affronti le ricadute tecniche, operative e strategiche del “calendar provisioning” sintetizzando in un position paper rischi ed opportunità di tale strumento.
    Per questo motivo, AIFIRM dà avvio a una nuova Commissione Tecnica, con l’intento di affrontare, per quanto possibile, i seguenti aspetti:

    • ricognizione del corpo normativo e identificazione delle potenziali criticità in termini di correttezza metodologica e operativa;
    • identificazione degli effetti (anche organizzativi) del “calendar provisioning” sulla gestione ordinaria e strategica dei NPL;
    • valutazione degli impatti diretti ed indiretti sull’attività creditizia ordinaria;
    • analisi degli impatti prudenziali e delle ricadute sui processi Pillar 1 e Pillar 2;
    • studio degli effetti derivanti dall’interazione con altre normative o aspettative di vigilanza, a partire da quelle afferenti le attività deteriorate;
    • impatti dell’introduzione del “calendar supervisory dialogue” e possibili strumenti quantitativi di supporto, anche basati su metodologie innovative;
    • effetti sulla disciplina di mercato e la rendicontazione Pillar 3

    Il perimetro e l’organizzazione dei lavori verranno decisi nel corso della riunione di avvio dei lavori (“kick-off”)