Cessioni di NPL e possibili impatti sulla LGD

    Coordinatori: Corrado Pavanati (Unicredit) e prof. Giacomo De Laurentis (Università Bocconi).
    Responsabili dell’area di lavoro: Fabio Salis (Creval), Claudio Andreatta (UBI), Giovanna Compagnoni (Mediobanca).
    Contenuti  
    Nell’Eurozona la Grande Recessione del 2008 è stata seguita dalla crisi dei debiti sovrani che ha colpito duramente alcune economie, tra cui l’Italia.
    Ne è derivato un netto peggioramento della qualità degli attivi bancari reso evidente dalla crescita dei Non Performing Loans (NPL). Nel nostro Paese lo stock di crediti deteriorati è cresciuto dal 2007 al 2017 di 5 volte, passando da 65 a 341 mld di Euro.
    La pressione dei regolatori verso una rapida pulizia degli attivi bancari ha reso necessario affiancare al miglioramento dei processi di recupero, una gestione straordinaria del credito deteriorato attraverso cessioni massive di NPL, spesso con operazioni di cartolarizzazione.
    Il peculiare contesto di mercato in cui tali operazioni si sono realizzate si è manifestato in prezzi di cessione nettamente inferiori rispetto ai valori di recupero registrati in passato su pratiche similari.
    Per le banche dotate di modelli AIRB, l’inclusione senza alcun trattamento delle pratiche oggetto di cessione massiva nei dataset di stima della LGD darebbe luogo ad impatti materiali sulle quantificazioni di LGD.
    In particolare, il rapporto tra la numerosità delle pratiche cedute e quelle oggetto di workout interno e la differenza tra i recuperi realizzati via workout interno e quelli conseguiti con le cessioni sono tali che le stime di LGD rifletterebbero l’esperienza delle cessioni massive più che le attese di recupero via workout.
    La rilevanza della questione è testimoniata dall’attenzione prestata dal regolatore europeo, che in sede di revisione del CRR sta valutando la possibilità di ammettere ai fini della stima della LGD un trattamento di favore a carattere temporaneo per le cessioni di NPL indotte dalla crisi.
    La ricerca è quindi tesa ad approfondire il fenomeno sin qui rappresentato, concentrandosi sulla diverse opzioni metodologiche per il trattamento delle cessioni di NPL ai fini di stima del parametro LGD.
    In particolare, l’attività di analisi si articolerà in tre filoni di lavoro e terrà conto anche dell’osservazione delle best practice di mercato sviluppatesi negli ultimi anni:

    • Evoluzione di un concetto di stima del parametro di LGD che riconosce l’esistenza di due diversi scenari di chiusura delle posizioni in default (workout vs cessione). Il parametro di LGD viene quindi stimato come una media ponderata dei due tassi di perdita pesata per la probabilità di accadimento di ciascuno scenario. In questo contesto, viene delineata una metodologia di stima del parametro “Probabilità di Cessione”. Responsabile: Fabio Salis
    • Identificazione di una metodologia di stima della LGD che tiene conto della totalità delle osservazioni ma nella quale le posizioni sono pesate in modo differente in base alla modalità di chiusura (workout vs cessione straordinaria). In questo contesto, viene delineata una metodologia di stima del parametro “Coefficiente di Mitigazione”, da utilizzarsi come peso delle posizioni oggetto di cessione straordinaria. Responsabile: Claudio Andreatta
    • Analisi delle alternative metodologiche consentite dalla normativa CRR in via di consolidamento per le cessioni di NPL post-crisi. Responsabile: Giovanna Compagnoni.
    Business Model e SREP

    Gruppo di Lavoro congiunto AIFIRM / APB: Business model e SREP
    Coordinatori: Maurizio Baravelli (Università La Sapienza), Marco Di Antonio e Laura Nieri (Università di Genova), Simona Cosma (Università del Salento), Corrado Meglio (Banca di Credito Popolare), Maurizio Vallino (Banca Carige), Antonella Trocino (APB), Bruno Maineri (APB)
    Contenuti  Le tendenze in atto in ambito tecnologico, regolamentare e macroeconomico rendono cruciale la scelta del modello di business (BM) da parte della banca. In particolare, il regulator europeo ha introdotto nello SREP la Business Model Analysis (BMA), tesa a valutare sia la redditività di breve (viability) sia quella di lungo (sustainability) dei modelli di business adottati dalle banche.
    Sebbene negli anni più recenti il numero di contributi che si focalizzano sul tema del business model bancario sia cresciuto, l’analisi a supporto di questa decisione strategica appare ancora lacunosa. Da un lato le metodologie di individuazione dei BM, basate pressoché esclusivamente su dati di bilancio, appaiono molto riduttive; dall’altro i rischi che vengono ricondotti ai BM e valutati sono quelli tecnici e sistemici, con esclusione di quello più propriamente strategico.
    I limiti indicati rendono meno efficace la Business Model Analysis, la comprensione del BM, dei suoi punti di forza e debolezza, della sua esposizione al rischio strategico. Per contro, l’elaborazione di una metodologia più rigorosa ed efficace di analisi/valutazione della rischiosità dei BM amplierebbe e valorizzerebbe il ruolo della funzione di Risk Management e favorirebbe una sua più proficua collaborazione con la funzione di Pianificazione Strategica.
    La presente ricerca si propone di contribuire a colmare questo gap conoscitivo. In particolare, un primo contributo consiste nell’individuazione dei BM attuali e potenzialmente prevedibili nel settore del banking, tenendo conto delle variabili strategiche e organizzative, oltre che di quelle economico-finanziarie. Un secondo contributo è rappresentato dall’elaborazione di una metodologia per l’analisi e la valutazione dei BM e della loro rischiosità, intesa come esposizione ai rischi tecnici, al rischio sistemico e soprattutto al rischio strategico. Un terzo contributo è dato dall’originalità dell’analisi che è condotta integrando i tradizionali metodi di indagine empirica di natura quantitativa con metodi in grado di cogliere anche aspetti di natura qualitativa.
    Maggiori dettagli nel documento in allegato
    Luglio 2008
    Pubblicato il verbale della prima riunione
     

    Intelligenza Artificiale: l’applicazione di Machine Learning e Predictive Analytics nel Risk Management

    Gruppo di Lavoro: Intelligenza Artificiale: l’applicazione di Machine Learning e Predictive Analytics nel Risk Management
    Coordinatori: Paola Cerchiello (Università di Pavia),  Stefano Bonini (Accenture), Giuliana Caivano (Accenture) e Pier Giuseppe Giribone (Carige)
    maggio 2018. E’ stato predisposto un questionario nell’ambito dei lavori di Commissione
    22 marzo 2018. Prima riunione, pubblicata la relativa documentazione.
    Marzo 2018. Introduzione ai lavori.
    Contenuti 
    La Commissione si propone di analizzare e approfondire l’applicabilità delle nuove tecniche di Intelligenza Artificiale all’interno degli istituti bancari con focus specifico sul Risk Management.
    La Commissione si concentrerà, in particolare, sulle tecniche di Machine Learning e Predictive Analytics necessarie per l’analisi dei big data in possesso degli istituti bancari, che rappresentano una grande opportunità per la valutazione dei rischi di primo e secondo pilastro (Credito, Mercato, Operativo, reputazionale, strategico, etc), di scenari prospettici e di stress.
    La Commissione si propone di percorrere i potenziali campi di applicazione all’interno del Risk Management, valutando tecniche di apprendimento supervisionato e non supervisionato identificando gli attuali utilizzi di queste metodologie nell’industria bancaria attraverso analisi di benchmarking.
    La Commissione si propone infine di definire le linee guida per un approccio condiviso dall’industria, corredato da un’analisi di impatto costi / benefici sui casi reali degli istituti bancari aderenti.

    Il Margin of Conservatism nei Modelli IRB: requisiti normativi, fondamenti statistici e problemi applicativi

    Gruppo di Lavoro: Il Margin of Conservatism nei Modelli IRB: requisiti normativi, fondamenti statistici e problemi applicativi. 
    Coordinatori: Franco Varetto (Politecnico di Torino) e Silvio Cuneo (Banca Intesa Sanpaolo)
     
    Luglio 2017. Introduzione ai lavori.
    Contenuti 
    La Commissione si propone di analizzare il tema del cd “Margin of Conservatism” (MoC), o margine di prudenzialità, che la normativa Basilea e CRR richiedono di inserire nelle misure dei componenti di rischio (PD, LGD ed EaD) ai fini del calcolo dei requisiti creditizi secondo l’approccio Internal Rating Based (IRB).
    Ci si concentrerà specificamente sul MoC relativo all’incertezza delle stime, a causa dei problemi concettuali, metodologici ed empirici che esso pone. A tale scopo saranno innanzitutto analizzate le linee guida emanate dall’EBA e dalla ECB, al fine di discuterne i fondamenti statistici e le problematiche interpretative e applicative.
    Sarà poi effettuata una rassegna dello stato dei lavori nelle banche, corredata se possibile da un’analisi di benchmarking di tipo quantitativo.
    La Commissione si propone infine di definire le linee guida per un approccio condiviso dall’industria, corredato da un’analisi di impatto su portafogli benchmark.
     
    Ottobre 2017
    Pubblicato primo verbale di riunione
     
    Gennaio 2018
    Pubblicato secondo verbale di riunione e relativa documentazione
     
    Luglio 2018
    Pubblicato terzo verbale di riunione.
     

    Fundamental Review of the Trading Book

    Gruppo di lavoro: Fundamental Review of the Trading Book
    Coordinatori: Umberto Cherubini (Università di Bologna) e Marco Bianchetti (Banca Intesa Sanpaolo). Coordinamento e supporto organizzativo: KPMG Advisory S.p.a.
     
    Marzo 2017: Introduzione ai lavori
    Contenuti
    La Fundamental Review of the Trading Book, la nuova regolamentazione per i rischi di mercato la cui entrata in vigore è prevista nei prossimi anni secondo un calendario ancora da finalizzare da parte dei regulators, introduce novità importanti sul piano metodologico, ed avrà conseguenze importanti sul capitale regolamentare di molte banche, sia dotate di modelli standard che di modelli interni. Il Gruppo di lavoro intende approfondire i seguenti aspetti.

    • Classificazione degli strumenti finanziari: regole di classificazione e trasferimento interno del rischio.
    • Calcolo del Capitale per business unit: fattori di rischio non modellabili, allocazione efficiente del capitale ed impatti sul modello di business.
    • Revisione dell’Approccio Standard (SA): nuovo approccio basato sulle sensitivity, default risk e rischio residuo.
    • Revizione dell’approccio a Modello Interno (IMA): introduzione dell’expected shortfall e degli orizzonti di liquidità, default risk charge, stressed expexted shortfall e fattori di rischio non modellabili.
    • Reporting: revisione pillar 3.

     
    Obiettivi 
    Il Gruppo di Lavoro AIFIRM si inserisce nell’ambito della Commissione AIFIRM “Rischi di Mercato”, e si propone di elaborare e pubblicare un Position Paper “Fundamental Review of the Trading Book” a nome AIFIRM.  Il Position Paper è volto a rappresentare la documentata opinione dei risk manager italiani ed a contribuire a stabilire una best practice nel panorama bancario nazionale ed internazionale. Il documento è di tipo tecnico/operativo, si propone di approfondire il tema della FRTB, gli aspetti normativi, declinare il significato della regolamentazione, sviluppare pratiche operative di calcolo ricorrendo ad “case study” significativi, approfondire le conseguenze IT ed organizzative, con particolare riferimento alla realtà delle banche italiane.
    Modalità operative
    Il GdL opera nel periodo dicembre 2016 – novembre 2017. In considerazione dei tempi previsti per l’entrata in vigore della normativa FRTB, i lavori potranno essere rinnovati per un tempo congruo. Il GdL si riunirà una prima volta per impostare i lavori, e quindi procederà con riunioni periodiche per mettere a fattor comune gli approfondimenti effettuati sul tema e monitorare l’andamento dei lavori. Il resto dell’attività verrà effettuata a distanza e/o tramite incontri personali. Il GdL si doterà di opportuni strumenti informatici (mailing list, cartella condivisa online). Data la complessità dell’argomento, il GdL si articola in sottogruppi di lavoro (sGdL) dedicati all’approfondimento di aspetti specifici. La suddivisione in sotto gruppi ed il calendario dei lavori saranno concordati nell’ambito della prima riunione.
    Il Gruppo di lavoro si avvale della collaborazione di KPMG Advisory S.p.a. per il supporto e coordinamento operativo all’organizzazione degli incontri e la predisposizione della documentazione.
    Febbraio 2018: verbale di riunione
    Ottobre 2017: questionario
    Giugno 2017: verbale di riunione
    Aprile 2017: verbale di riunione
    Novembre 2016: presentazione del Gruppo di lavoro alla XII Convention AIFIRM
    Documenti acclusi: Presentazione del Gruppo di lavoro alla XII Convention AIFIRM
     

    Recovery Plan: punti di forza e di debolezza

    Coordinatori: Marco Anolli e Maurizio Vallino. Sintesi degli obiettivi della Commissione La commissione intende occuparsi dei seguenti macro-temi
    MISURAZIONE

    • Scenari di stress test. Metodologie di reverse stress test versus metodologie esperienziali
    • Indicatori e monitoraggio. Monitoraggio gestionale / ufficiale con numeri di bilancio
    •  Calibrazione indicatori:
      •  utilizzo di P2G (pillar 2 guidance) e P2R (Pillar 2 requirements) nella calibrazione degli indicatori
      •  utilizzo di una soglia di trigger per tutte le categorie di indicatori (ad esempio per “Categories subject to rebuttable presumption”)

    ORGANIZZAZIONE

    • Recovery option e loro efficacia in termini di tempistica. Le option finanziarie e quelle non finanziarie
    •  Processo di selezione delle Recovery Option:
      • “feasibility study” vs “impact analysis” e il ruolo delle preparatory measures
      • coerenza tra recovery option, azioni da piano industriale e piani di contingency

    GOVERNANCE

    •  Coerenza di governance tra Recovery Plan, Raf,  piani statici,  icaap e ilaap
    •  Utilizzo di meccanismi di escalation ed organi aziendali esistenti vs creazione di meccanismi escalation e organi aziendali ad hoc
    •  Risk Appetite Framework e Recovery Plan: coerenza nella calibrazione delle soglie e tra i relativi processi di escalation

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    Marzo 2017
    Pubblicati il verbale di marzo e il documento “Piano di risanamento”
    Aprile 2017
    Pubblicati il verbale di aprile e il documento di composizione dei tavoli di lavoro
    Giugno 2017
    Pubblicati i tre verbali e i relativi indici prodotti dalle tre sottocommissioni.

    Gruppo di lavoro: il ruolo del RAF nella governance delle banche

    Coordinatori: Marina Brogi, Antonio Ricciardi, Diego Onorato.
    Aprile 2017: pubblicato il position paper
    19 settembre 2016. Redatto documento di aggiornamento (pubblicato nella sezione sottostante)
    Giugno 2016. Predisposto il verbale del primo incontro svoltosi il 17 maggio (pubblicato nella sezione “documenti acclusi).
    Aprile 2016. Introduzione ai lavori
    Fin dall’introduzione dei principi fondanti emanati dal Financial Stability Board e dall’entrata in vigore a giugno 2014 dei requisiti normativi previsti dal XV aggiornamento della Circ. 263/2006 di Banca d’Italia (poi recepiti nella Circ. 285/2014-15), il RAF è diventato uno strumento gestionale di fondamentale importanza nella definizione delle linee strategiche e nei processi di governance dei rischi delle banche e dei processi decisionali di investimento e gestione del balance sheet.
    La definizione del set di indicatori, delle metodologie di definizione delle soglie di tolleranza e l’integrazione delle metriche RAF, da un lato, con i processi di pianificazione e controllo e, dall’altro, con i processi di misurazione dei rischi e di gestione dei limiti, rappresentano alcuni tra i temi (metodologici ed operativi) di crescente attualità alla luce dell’evoluzione del contesto di riferimento del sistema bancario italiano ed internazionale.
    L’evoluzione dei fattori di rischio impliciti nello scenario macro-economico e finanziario, le modifiche del contesto regolamentare (es. evoluzioni nei processi ICAAP, ILAAP e SREP e introduzione della BRRD) e la crescente difficoltà nello sviluppo di strategie di business sostenibili, hanno infatti presentato crescenti complessità che hanno portato le banche a recepire nei rispettivi RAF la gestione integrata di diversi profili di gestione e performance (capital adequacy, asset quality, liquidità di breve e strutturale e profitability) con l’esigenza di tradurre le strategie di pianificazione del balance sheet in impatti sulle posizioni di rischio e di sviluppare metodologie di stress testing integrate in grado di modellizzare stress dinamici e simultanei dei rischi (di natura sistemica e idiosincratica), supportando l’identificazione di trigger event a cui condizionare l’attivazione di azioni manageriali di presidio e controllo del rischio.
    Per questi motivi AIFIRM promuove un gruppo di lavoro (coordinatori accademici, Marina Brogi dell’Università Sapienza di Roma e Antonio Ricciardi dell’Università della Calabria) volto a esplorare le logiche di disegno del RAF, i meccanismi di funzionamento e le modalità di interazione con gli altri processi di governance aziendale delle banche, con l’intento di mettere in luce i passaggi critici, gli accorgimenti necessari, i principali punti di attenzione nelle fasi di implementazione, anche attraverso la produzione di un position paper.
     

    Gruppo di lavoro: impatto dei nuovi standard ISFR9

    Coordinatore: Andrea Resti.
    14 aprile 2016. Redatto  il verbale della prima riunione.  Il verbale è disponibile nella sottostante sezione.
    Introduzione ai lavori
    Dal 2018 il nuovo principio contabile IFRS 9 sostituirà l’attuale standard in materia di rilevazione e valutazione degli strumenti finanziari (IAS 39). Il “vecchio” principio si è rivelato fragile di fronte alla crisi finanziaria. L’idea che i margini di guadagno futuri fossero sufficienti a coprire la rischiosità delle esposizioni creditizie “sane” ha condotto a movimenti fortemente prociclici, non adeguatamente anticipati in termini di accantonamenti a copertura del rischio. Il nuovo IFRS 9 promuove un salto di qualità, cercando di rendere più equilibrato e perspicace il trattamento delle esposizioni correnti. Da un lato, anche per i crediti totalmente performing si introduce un obbligo di accantonamento prudenziale, ancorché limitato alla copertura del rischio di default del solo anno successivo; dall’altro, si prevede un livello intermedio tra “sani” e “malati”, dando separato risalto a quelle esposizioni che, pur non versando in uno stato di difficoltà conclamata, evidenziano un sensibile incremento di rischio rispetto alle condizioni iniziali (tanto da far ritenere che lo spread originariamente concordato col debitore non sia più sufficiente a compensare le perdite attese in futuro). Adattare il portafoglio di investimenti e prestiti al nuovo schema di svalutazioni richiede l’elaborazione di nuove metriche di rischio e la loro calibrazione sulla base di dati quanto più possibile estesi e robusti. La migrazione dal vecchio al nuovo sistema è destinata a produrre effetti per il conto economico – in particolare nell’anno di prima applicazione – e per il patrimonio delle banche. Il diavolo si nasconderà, come spesso succede, nei dettagli. Per questo motivo AIFIRM promuove un gruppo di lavoro (coordinatore accademico, Andrea Resti dell’Università Bocconi) rivolto a esplorare l’interazione tra parametri di rischio gestiti dai risk manager e svalutazioni dei crediti ai sensi dell’IFRS 9, con l’intento di mettere in luce i passaggi critici, gli accorgimenti necessari, i possibili effetti indesiderati, anche attraverso la produzione di un position paper.

    Gruppo di Lavoro: Monitoraggio e Controllo Andamentale Rischio di Credito

    Coordinatore: Fernando Metelli

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    Dicembre 2014. Come deciso dal Gruppo di Lavoro, si avvia la revisione critica del documento prodotto e validato a giugno 2014. Con l’occasione, si è deciso di avviare un percorso congiunto con gli amici dell’AIIA (Associazione Italiana Internal Auditors) al fine di condividere i principi generali del monitoraggio sul credito, sia dal punto di vista dei controlli di secondo livello che da quello dei controlli di terzo livello.

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    Giugno 2014. Il Consiglio AIFIRM ha approvato il documento in cui è espressa la posizione associativa in merito a controllo andamentale del credito e monitoraggio.
    Data l’attualità del tema e la relativa novità del modo in cui è stato posto all’interno della comunità del risk management, il position paper – proprio perchè inteso come formulazione di best practice – rappresenta un “obiettivo a tendere”: la funzione di controllo dei rischi ne modulerà l’attuazione in funzione della specifica realtà aziendale in cui opera.

    Il gruppo di lavoro conviene sull’obiettivo di rivedere il lavoro entro fine anno, anche alla luce dell’esperienza attuativa maturata nel frattempo.

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    Febbraio 2014. E’ operativa la Commissione Rischio di Credito – Monitoraggio e Controllo Andamentale Rischio di Credito: elenco dei partecipanti.
    Introduzione ai lavori. La Commissione nasce prendendo spunto dalle disposizioni di Vigilanza, in cui è previsto che la funzione di controllo rischi (risk management function) tra l’altro, verifichi il corretto svolgimento del monitoraggio andamentale sulle singole esposizioni creditizie; la prescrizione in questione rimanda all’Allegato A, par. 2 della Circ.263 (Tit.V, Cap.7).
    La Commissione considera il tema in questione di particolare importanza poiché:

    • il rischio di credito è al centro dell’attenzione a causa di una congiuntura negativa protrattasi più del previsto;
    • le attività di Asset Quality Review che saranno svolte nel corso del 2014, sebbene impattino direttamente su un numero ristretto di grandi banche italiane, condizioneranno scelte e comportamenti di tutti gli intermediari creditizi;
    • il tema del monitoraggio di questo rischio è stato trattato dalle recenti nuove disposizioni di Vigilanza in materia di ”sistema dei controlli interni”;
    • si è notata una elevata eterogeneità di comportamenti e scelte organizzative, specialmente nelle banche di dimensioni medio-piccole.

    Si ritiene che tutto ciò potrebbe condurre – nel momento in cui si è chiamati ad attuare la nuova normativa di Vigilanza sul sistema dei controlli Interni” – a eccessiva varietà di metriche nel sistema bancario, conseguente dispersione di responsabilità e confusione di ruoli. La Commissione esprime la convinzione che l’efficacia necessaria perché l’impresa produca redditi in continuità d’esercizio debba necessariamente basarsi sull’efficienza dei processi produttivi e sul conseguimento di adeguate economie di scala.
    Va da sé che le soluzioni organizzative devono prioritariamente mirare all’aumento di efficacia dell’azione di monitoraggio, attribuendo alla funzione Risk Management i “corretti” compiti, evitando che alcuni compiti siano impropriamente svolti dalle funzioni cui spettano i controlli di primo livello. AIFIRM ritiene che l’efficacia debba essere conseguita nel ragionevole rispetto del vincolo rappresentato dai costi.
     La Commissione intende conseguire essenzialmente due obiettivi:

    1. descrivere le attività dicontrollo andamentalee dimonitoraggio del credito” associando ad entrambe i principali controlli di “primo livello” e di “secondo livello”;
    2. approfondire soluzioni attuative alla luce delle disposizioni organizzative, delineando, ove possibile, soluzioni organizzative con chiare allocazioni di responsabilità, evidenziando criticità e vincoli esistenti nelle attuali organizzazioni bancarie.

    Nel conseguimento dei due obiettivi, s’intende:

    • assicurare, per quanto di competenza, la piena attuazione della normativa di Vigilanza,
    • evitare, per quanto possibile, duplicazione di attività e costi ridondanti,
    • contribuire alla razionalizzazione dei processi organizzativi incrementandone l’efficacia.

    E’ fondamentale concorrere al conseguimento di un effettivo aumento della capacità di controllo del credito, nel rispetto delle indicazioni di vigilanza. In particolare, s’intende ribadire il ruolo della risk management function non come mero produttore di dati, ma come parte integrante del processo di gestione del credito: la diffusione di una corretta informazione sui fenomeni di rischio, da parte del risk management, non unicamente finalizzata a descrivere l’evoluzione del rischio e l’adeguatezza dei presidi, deve essere anche finalizzata a stimolare le unità operative ad auto-valutarsi, a rafforzare i comportamenti virtuosi e correggere quelli nocivi, anche facendo emergere best-practice interne che favoriscono un continuo miglioramento nei processi.

    Gruppo di Lavoro: Stress testing e rischio sistemico

    Coordinatori: Fabio Salis e Pietro Penza

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    Ottobre 2014. E’ operativa la “Commissione Stress Testing e Rischio Sistemico”.
    Introduzione ai lavori. Nell’ambito del Comprehensive Assessment in fase di conclusione da parte della BCE sui principali istituti bancari europei, un focus particolare ha riguardato “la tenuta” delle misure di rischio di credito in condizioni particolarmente avverse. Notevoli interconnesioni sussistono tra stress testing e componente sistemica del rischio, valutata all’interno del nuovo framework di Basilea III. La Commissione si pone l’obiettivo di analizzare queste tematiche, approfondendo in particolare le possibili ricadute sul fronte regolamentare e gestionale per le banche italiane.
    Giugno 2014. In occasione del convegno ABI – Basilea III è stato predisposto il documento “Rischio Sistemico e Stress Test”. Si invitano i partecipanti alla Commissione a prenderne visione in preparazione dell’incontro che sarà pianificato nel mese di novembre 2014.